STRESS E LIBERTÀ’: “LA BEATITUDINE NOTTURNA DI ESSERE GRANDE SENZA ESSERE QUALCOSA!”

Il soggetto in via di formazione chiamato nogetto per la sua irriducibilità ai campi sia della soggettività sia dell’oggettualità) prova delle esperienze che condizioneranno tutta la sua vita cosciente: l’inclusione nel corpo materno condivisa con la placenta (vero e proprio doppio del soggetto che si sta formando, origine di ogni apertura all’alterità), la sospensione nel medium amniotico, i frammenti di comunicazione con la madre. All'interno di tali coordinate, la storia umana non è altro che la storia dei titanici e patetici tentativi da parte dell’uomo di climatizzare l’esteriorità spaesante tramite la creazione di sistemi di inclusività materiali e simbolici, architettonici, culturali e metafisici (sfere). La sfera è la risposta trovata da Sloterdijk alla domanda sul nostro dove. Le società sono agglomerati di monadi bi-individuali, di microsfere, che sarebbero le condizioni di base dello stare-insieme umano, fondate sulla costituzione nogettuale del soggetto. Si tratta però di uno stare-insieme mai acquisito una volta per tutte: questa teoria interpreta i gruppi umani come instabili agglomerati di individui tenuti insieme da una molteplicità di modalità comunicative plurali, collettati costantemente e continuativamente dai media e dalle singole strutture che agiscono come container di forze semantiche e propagandistiche.  In tal senso i collettivi non sarebbero altro che conglomerati di esseri umani creati ad hoc da strategie comunicative, da ondate di imitazione, da abili strumentalizzazioni delle passioni e dello stress messe in campo da attori che hanno di mira un certo ideale di uomo e di umanità, i quali costituiscono al contempo inizio e fine dell’appello alla socializzazione stessa.
Lo stress e l’intera sua area semantica si riconfigurano in termini di “ira”, nonché le sue modalità di accumulo e rilascio psichico a livello sovraindividuale. L’ira sarebbe infatti una passione collettiva e collettivizzabile: è l’energia psichica monetizzabile per eccellenza. Storicamente, l’impegno ad accumulare le energie psichiche dei singoli e delle masse è imputabile a quei grandi collettori che hanno agito come banche delle passioni, dei sentimenti, delle energie mentali in genere, che hanno immagazzinato le energie psichiche differendone l’immediato dispendio in vista di uno sfruttamento futuro. Le società rappresentano delle gigantesche banche di energie pulsionali degli individui che si regolano e si mantengono immagazzinando i potenziali umani di rivolta contro l’esistente, per rivolgerli alla costituzione di costrutti sociali.

La funzione dei media nella società multistratificata stress-integrata consiste nel provocare ed evocare i collettivi come qualcosa a cui viene somministrata giornalmente, ora per ora, una nuova proposta di irritazione, di indignazione, di invidia, di presunzione: una quantità di offerte che si rivolgono ai sentimenti, alla disposizione all'angoscia e all'indiscrezione dei membri della società. La Nazione è un plebiscito quotidiano. L’attualizzazione dei legami sociali nei sentimenti dei membri della società può essere perseguita dunque solo tramite la cronica produzione di stress simbolico e tematico. I collettivi sarebbero dei collettori di passioni, privi di una struttura rigida, acefali, che funzionano secondo ondate di stress indotto dai media, i quali quotidianamente creano quelle passioni timotico-stressanti che hanno capacità di far sentire uniti gli individui. I collettivi si generano a partire da ondate mimetiche di stress condiviso. Non esistono né soggetto né libertà, se non al di fuori dei collettivi portatori, gestori e creatori di stress che comunemente vengono chiamati società. Il soggetto esperisce la libertà in maniera eminente solo a partire dalla separazione dalla collettività. Al contempo, “si performa” costantemente tramite l’esercizio. Un soggetto ascetico, atleta del mondo ma non della rinuncia, che fa della pratica la propria essenza. E anche un soggetto condannato alla solitudine. L’uomo vive l’ascesi e l’esercizio come modalità di separazione dal mondo, ma al contempo rimane nel mondo. Un soggetto che fa l’epoché dai collettivi totalizzanti, ma che non crea un mondo separato da contrapporre a quello esistente. Se il mondo intero diventa un palcoscenico, è perché esistono secessionisti che stabiliscono di entrarvi soltanto come spettatori, non come partecipanti. La loro comparsa genera la sfida etica dell’esistente: dal “confine del mondo” questi osservatori intendono testimoniare lo svolgimento dei fatti nello stupefacente locale. La tensione verso l’autopoiesi non è nient’altro che uno dei nomi dell’ira, dello stress, declinato però dal lato del soggetto singolo, ha rappresentato il motore al cambiamento che ha spinto gli uomini verso mete improbabili: eticamente secessionisti, ma ontologicamente immanentisti. Potremmo dire che l’osservatore risponde al problema chiamato mondo separandosi e analizzandolo, mentre il praticante metafisico lo nega tramite l’esercizio e costruisce un contro-mondo a suo uso e consumo personale. La politica diviene “essere-insieme-stressante”. Nell'epoca contemporanea, in cui tutte le forme di antropotecnica religiosa sono state messe seriamente in crisi dal post-illuminismo occidentale, restano solo le antropotecniche teoretiche come strumenti di separazione dai collettivi antropotecnico-politici: si estingue la vita politica e divampa quella contemplativa (…) Dopo che la politica si è infiacchita, anzi, è sparita, la teoria penetra nello spazio rimasto vuoto e lo riempie con pretese ideali alle quali la realtà non può mai corrispondere. I pensatori non sono più legati a questa o  a quella comunità, ma si sentono cittadini del mondo intero. Chi riesce a stare ovunque finisce per non partecipare in nessun luogo. Questo mondo è diviso tra coloro che lo fanno/subiscono e coloro che lo analizzano. Tutte le forme eminenti di teoresi sono sopravvissute alla politica. Chi cambia la propria vita, da sempre sono quegli uomini e donne che, dietro allo schermo di un computer o all’oculare di un microscopio, scrivendo una poesia, scattando una foro, girando un film o scrivendo un saggio di filosofia, sospendono se stessi e il proprio mondo, al fine di comprendere e modificare proprio quel mondo. Questi uomini e donne sono coloro che possono formulare, dal loro punto di vista, al contempo interno ed esterno al mondo, l’imperativo assoluto in modo che possa essere compreso, appreso e seguito anche dagli altri uomini, dai non asceti della teoresi.

(tratto da: ESERCIZI PER CAMBIARE LA VITA – IN DIALOGO CON PETER SLOTERDIJK)

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