NORMALE O PATOLOGICO?

E' sempre sembrato prioritario occuparsi degli stati patologici, secondo una logica scientifica che, se ha dato buoni frutti nel passato, oggi mostra in modo penosamente grossolano i suoi limiti e i suoi difetti.
Il tentativo, operato principalmente attraverso la psichiatria, di definire ciò che è normale e ciò che è patologico, ha finito per trasformarsi in un'operazione tragicamente riduttiva dello spazio mentale interno. Il "normale" non è riferito a dati "scientifici" ma a valutazioni culturali, sociali e molto spesso utilitaristiche.
La situazione attuale risulta in tutta la sua chiarezza se si paragonano tra loro la ricchezza di vita mentale di un abitante della foresta e quella di un moderno abitatore di una grande città: là l'ambiente è ricco di stimoli e di imprevisti, qui è ripetitivo e monotono; là l'uomo può esplorare e misurarsi, qui è costretto a giocare un'unica partita le cui carte sono decise da altri. Là il pensiero è brado, infrenabile, spontaneo, qui è ingabbiato, prevedibile. Oggi questo meccanismo riduzionistico ci ha preso la mano e l'ordine è diventato prigione, le convenzioni sono diventate convinzioni, le regole sono divenute preconcetti, ciò che solo è descritto è reale, confondendo questo immaginario col reale: il normale è diventato estremamente ristretto.
La reazione alla repressione della libertà psichica e mentale è l'aumento dei disturbi psichiatrici, oppure è la corsa al magico e al paranormale, oppure sono le tossicomanie che, tra altre valenze, esprimono anche il bisogno di evasione mentale, il piacere di esplorare dimensioni interne più ricche, la necessità di concedere spazio al groppo interno di stimoli, pulsioni, desideri e animalità, maltrattato e represso nell'esasperante teatro del quotidiano.
La libertà psichica non è perseguita manifestamente ma, piuttosto, viene limitata dall'uniformità e povertà del progetto vitale: lavorare e produrre, consumare e accumulare oggetti, arricchirsi per godere oggetti più numerosi, più grandi e più lussuosi.
Altrettanto si potrebbe dire per le restrizioni di altre libertà, da quella sessuale a quella del tempo libero: ambedue sono pause pianificate nei tempi produttivi.
Lo spegnimento del ruolo sociale delle religioni non ha cancellato la religiosità e neppure il bisogno di trascendenza, lasciando così un vuoto spirituale che può, oggi, essere riempito da una miriade di culti, credenze, pseudoreligioni e sistemi di fede, attraverso i quali viene veicolato di tutto.
E' attraverso questi fermenti e questi malcontenti che nasce la necessità di ri-appropriarsi della propria mente, di riformulare i concetti di normale  e patologico, di cartografare lo spazio interiore e di pretendere dalle scienze che si occupano della psiche un allargamento dei concetti di mente, cervello e uomo.

(Gli stati modificati della coscienza - Marco Margnelli)

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