La produzione non si basa, attualmente, sulla repressione e
sullo sfruttamento da parte di estranei, non reprime la libertà ma ne fa uso.
Siamo noi stessi a sfruttarci: questo auto-sfruttamento è assai più efficace
nella misura in cui si accompagna al sentimento della libertà.
Oggi viviamo nell’illusione di essere liberi, ma non lo
siamo affatto: vediamo infatti come la comunicazione, che si presenta come
libertà, si rovescia in controllo. Comunicazione e trasparenza producono anche
una costrizione al conformismo: oggi crediamo di non essere soggetti sottomessi
ma liberi, crediamo di essere un progetto che si delinea in maniera sempre
nuova, che si reinventa e si ottimizza. Il problema è che questo progetto, nel
quale il soggetto sottomesso si libera, si rivela esso stesso una figura della
costrizione. L’io come progetto sviluppa delle costrizioni interiori, per
esempio nella forma della prestazione e dell’ottimizzazione sempre maggiori.
Oggi viviamo in una fase storica particolare, nella quale la stessa libertà
implica costrizioni. Per Karl Marx il lavoro conduce all’alienazione: il Sé
viene distrutto dal lavoro. Attraverso il lavoro si viene alienati dal mondo e
da se stessi: per questo ho sostenuto che il lavoro è una de-realizzazione del
Sé. Oggi il lavoro assume la forma della libertà e dell’auto-realizzazione.
Sfrutto me stesso nella convinzione di realizzarmi. Il sentimento
dell’alienazione, qui, non sorge; così, questo è anche il primo stadio
dell’euforia da burnout. Mi butto entusiasticamente nel lavoro, fino a esserne
annientato: mi realizzo morendo. Mi ottimizzo nella morte. Mi sfrutto
volontariamente, fino a distruggermi. Questo auto-sfruttamento è più efficace
dello sfruttamento estraneo di Marx, proprio perché procede insieme al
sentimento della libertà. Il dominio neoliberale si nasconde dietro la libertà
percepita: si dà, anzi, esso stesso come libertà. Il dominio raggiunge la forma
più stabile laddove coincide con la libertà. L’odierna società non è la società
della repressione, anche se la fine della repressione non implica la libertà.
Oggigiorno, piuttosto, noi siamo depressi: la società della repressione cede il
passo alla società della depressione.
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